mercoledì 31 ottobre 2007

LA BAMBINA PIU' SCATENATA DEL MONDO

Igra da piccola era molto strana.
A tre anni, quasi quattro, aveva fatto un balletto con sua madre davanti a tutti i cittadini.
Sua madre era soprannominata Ballerina di Discoteche Giramondo; si vestivano con strani vestiti di stoffa e anche di velo e avevano ombrellini con i brillantini.
Igra si era veramente preparata molto, ma il papà Giorezio amava molto i soldi, quindi aveva fatto in modo che questo balletto costasse tremila Euro per tutti quelli che vedevano il balletto.
Verso i cinque anni, Igra si iscrisse alla scuola di danza; era una pasticciona: un giorno si è rotta un occhio  ,un altro si è rotta una mano e un altro un orecchio .
E poi il naso, un piede, un bel buco nei capelli da cui faceva capolino un bernoccolo e alla fine il collo .
Igra nel passeggino non stava mai ferma; quindi la mamma la portava in bicicletta.
Igra le rompeva il seggiolino della bici e la mamma le ricomprava continuamente seggiolini  .
Era un disastro!!!
Svuotava tutti i negozi di seggiolini.
Intanto Igra, mentre la mamma non se ne accorgeva, sgonfiava le ruote della bici.
La mamma era disperata, ma dopo una sua amica della scuola materna, che aveva incontrato al supermercato (la mamma di Angelica) le diede un consiglio: non fare quello che diceva Igra . 
Funzionò
Sì, funzionò. E così si risolse il problema a vista  d’occhio
Igra, a scuola, era molto vivace  tanto che un giorno rovinò tutta l’aula.
Appassionata dalla chitarra elettrica, chiassosa come lei, spaccò tutti gli oggetti ballando sopra di essi, con la chitarra, molto più grande e grossa di lei e a mano a mano  si rompeva.
Che vi pensate? Che almeno una cosa buona c’era (cioè che cantava bene)?
Noooo! Era più che stonata.
Cantava solo con la sua vocale preferita, la i di insopportabile e di Igra!
Quindi diceva la i, prima bassa e poi alta, da fare le crepe ai muri.
Igra era + o -, ma anche x e : , buffa in quanto ad aspetto, perché non si toglieva mai il suo ciuccio al succo di vaniglia a forma di ragnatela , con gli elefanti sopra che ci dondolavano.
Quindi Angelica li fabbricava in cambio di andare al supermercato a comprare meloni e frutti vari, pulire la casa in modo che sia diversa, stampare i fogli con disegni assurdi, tipo un maialino mezzo rotto, un computer di fango o un bracciale attorcigliato come un serpente.
Igra calmò il vizio di mettere il ciuccio, mettendosi un pannolino o per sciarpa o per cappello oppure al suo posto.
Igra, un giorno di Pasqua, ahimè, aveva fame e si sa che Igra quando ha fame, di guai assai ne combina.
Il papà, Giorezio, indovina sempre come sta la mamma: se sta tranquilla vuol dire che Igra non ha fame; se invece sta arrabbiata Igra ha sicuramente fame.
La mamma di Igra, un giorno, per non fare piangere per troppo tempo Igra, le fece il latte freddo, perché a Igra non piaceva il latte caldo. Ma Igra sputò il latte e sputò tutto in faccia alla madre!
Aveva cambiato di colpo gusto!
Ma il problema fu grande perché il biberon sfuggì dalla mano della mamma di Igra e bagnò le mura colorate delicatamente e i fogli dove c’erano scritte le clienti che dovevano tagliarsi i capelli dalla mamma, che era parrucchiera.
E volete sapere come hanno fatto a fotografare la scena? E’ semplice: il papà voleva fotografare Igra mentre beveva il latte al biberon, ma si è sbagliato e ha fotografato l’accaduto.
Igra aveva saputo che a san Valentino si facevano dei dolcetti e ne preparò uno che sembrava avere un aspetto molto appetitoso.
Tutti volevano assaggiarlo, ma aveva un odore però… insomma tutti quelli che l’assaggiavano dicevano che era buono per fare contenta Igra, ma dopo vomitavano.
Allora Igra capì che non era buono il suo dolcetto e andò nel bosco, che inoltre sta vicino a casa sua e incontrò una scimmietta.
Igra le diede il dolcetto e la scimmia esclamò “crc… crc… bleah!”. Allora, come aveva fatto per il biberon, era contenta perché tutti dicevano che il suo dolcetto era buono e invece era cattivo.
L’arrivo di un fratellino aveva fatto appassionare Igra a, indovinate un po’? Le storie di due fratelli (Mark e Mary) che volavano su un aeroplano.
A Igra piacevano tanto perché ogni volta andavano a sbattere e la storia finiva male, ma stranamente poi non schiattavano mai (e questo a Igra dispiaceva un pochino).
Comunque tra tre giorni ci sarebbe stata la nascita di suo fratello e Igra disse a sua madre che voleva farlo chiamare Mark.
Ma proprio quando stavano portando il fratellino a casa, guardando Igra il fratello fece un verso strano “eyè eyè”.
A Igra faceva pensare un po’ a bebè; “Mamma ho cambiato idea” disse quel giorno, ma quando stava per dire il nome ‘Bebè’ dalla sua bocca uscì, chissà perché, Egè.
“Sì Egè” ripensò Igra.
Avendo cinque anni e mezzo di differenza, Igra pensò di portarlo in astronave.
“Non hai la patente neanche per la bici senza rotelle” la prendeva in giro il papà, “e vuoi portare in astronave Egè!”
Una settimana dopo, la mamma stava stendendo i panni fuori dal balcone al piano di sopra e Igra stava in cucina con Egè.
Naturalmente Igra, pensando che suo fratello non aveva ancora mangiato la colazione, avesse bisogno di mangiare.
Ahimè se fossi stata io il fratello…
Comunque lo portò in giardino, preparando un goccio di tè freddo (lei lo chiamava così, ma in verità era acqua calda con il limone).
‘Fa niente’ pensò Igra ‘tanto non è mica come me’.
Il fratellino faceva versi strani; avendo soltanto una settimana non poteva che fare gnèèè e uèèè e Igra, stanca di non capire quello che diceva, si arrabbiò e per caso diede una spinta alla carrozzina.
La carrozzina cominciò a correre in discesa, con Igra che ci restava attaccata.
“Carrozzina, aspettami, dove stai andando?” urlava Igra.
Poi se la prese con il fratello: “Ma dove vuoi portare la carrozzina?”
Egè stava per piangere.
Alla fine della discesa c’era una piccola salitella, proprio vicino al garage dove stava arrivando papà Giorezio con la macchina.
La carrozzina arrivò davanti al garage e per caso un bambino che passava di lì attaccò un palloncino più grande della carrozzina e di Igra e la velocità e il palloncino li portarono con facilità in aria.
“Oh finalmente stiamo sull’astronave” sospirò Igra, non capendo perché il fratello non le rispondeva mai.
“Vabbè, penso che a te non importa” disse rivolgendosi a Egè.
Il fratello, rimasto con la bocca che sembrava più come una carta accartocciata e strappata con un buco in mezzo (la bocca aperta), fece “iiiiiiiii”.
“I di Insopportabile” capì allora Igra e si rimise a cantare con tranquillità la i, prima bassa e poi alta.
Il papà, che vedendo volare la carrozzina, il palloncino, Igra e Egè, era naturalmente svenuto, raccontò con difficoltà il tutto a sua moglie Octactic, che cercava di svegliarlo.
Quando furono ben in aria, Igra si ricordò che per cantare ancora meglio, aveva bisogno della sua chitarra marrone, come il palloncino.
Igra lo prese e sentendo che era così cicciotto, cercando di suonarlo lo fece scoppiare.
“I di Incrediiiiibiiile” urlò Igra, mentre atterravano in giardino.
E proprio come Mark e Mary, incredibilmente non si fecero niente.
Se vedete passare da queste parti Igra, intervistatela e chiedetele altri fatti.
Scriveteli poi qui sotto: