sabato 8 marzo 2008

I DISTASTRI DI LIA

Lia, è giunto il momento di andare a scuola!
Lia, la Giamburrasca più dolce che ci sia, si è pitturata i lunghi capelli di verde, proprio la vigilia del primo giorno di prima elementare.
Poi si è messa un cartello in faccia:
I DON’T
SCHOOL!

Lia se l’era fatto scrivere a forza da suo padre.
Tutti vivevano in un appartamento, ma doveva ancora nascere la sorellina di Lia, che Lia con la sua fantasia (che è la fantasia più dolce che ci sia) voleva chiamare Ia, che era il nome di un’imperatrice di Ossville, la città dove vivevano.
Ia era sì un bel nome, ma con la sorella che si chiama Lia tutti avrebbero detto ‘Che fantasia, i genitori!’
Comunque tra un mese sarebbe nata.
Così il giorno dopo sono andati (Lia e il padre Eupremio) a una delle tipiche scuole di Ossville: dovevano studiare tutto ma al posto dei compiti dovevano costruire case.
La mamma Eustorgia e il papà Eupremio (come la legge voleva ) dovevano stare con i figli soltanto durante le vacanze.
Così si avviarono verso la scuola; in verità questo doveva essere il secondo giorno in cui Lia andava a scuola, ma l’altro giorno non ci era voluta andare.
“Angelicaaaaaaaaaaa!!!!!” urlò Lia.
Angelica, la sua amica del cuore, andava alla stessa scuola dove andava Lia.
Angelica era impegnata a parlare con Delfina, un’altra compagna di classe.
Chass era un’altra bambina dai capelli rossi; poi c’era Insal, una bambina dai capelli neri e poi una bambina dai capelli marroni di nome Leoncina.
“Lia, ti faccio conoscere Leoncina e Delfina” disse Angi.
Leoncina era molto simpatica a Lia.
“Non essere amica di quelle due!” incominciò Delfina.
“Sua sorella è la maestra Stella” disse indicando un’altra ragazza “e la sorella ha promesso a Chass, quella bambina dai capelli rossi, che metterà bei voti soltanto a lei”.
“Che sono i voti?” chiese allora Lia.
“Lasciamo perdere” dissero in coro.
“Devi solo sapere che con quella bambina con i capelli rossi non ci devi proprio parlare. E neanche con Insal devi parlare, perché è una sua amica. Insal crede che, se è sua amica, la maestra Stella le mette i voti buoni!”
Chass strillò: “Io sono Chass!! Lei è Insal” disse dandole la mano, come per dire ‘piacere’. Incominciarono subito la lezione.
“Allora prendete il mattone numero 3” disse la maestra, che insegnava a costruire case.
“Adesso, quello 4”.
La maestra di colpo si sentì un po’ male e Lia si mise al posto della maestra e cominciò a fare lei lezione, vedendo i progetti dell’insegnante.
Costruirono ben tre case, bellissime e pronte per essere abitate; le costruirono in un’oretta.
Peccato che dopo le dovevano distruggere; ma la maestra Lia non glielo permise e quindi quelle tre case rimasero nel giardino della scuola.
“Allora, bambine” disse Lia. “Chass e Insal staranno ad abitare nella casa numero 1; io e Leoncina abiteremo nella casa numero 2; Angi e Delfina nella casa numero 3. Soddisfatte?” chiese.
Nessuno rispose.
Quando la maestra tornò, Lia stava pescando insieme alle altre per pranzare con un po’ di pesce alla griglia, ma subito quando la vide, Chass corse incontro alla sorella, sussurrandole: “Questa qui sta rovinando tutto il tuo lavoro. Fermala subito!”
“Ai suoi ordini!” disse subito la sorella.
‘Bene’ pensò perfidamente Chass.
“Insal vieni qui! Distruggiamo le case di Angelica e di quelle oche delle sue amiche, presto Lia se ne pentirà.” disse Chass.
“Di cosa?” chiese un po’ rimbambita Insal.
“Cosa di cosa?” disse Chass.
“Coosa cosa di cosa?” chiese Insal ancora più rimbambita.
“Se ne pentirà di aver costruito quelle case, Insalatona” disse facendole due buffetti alle guance, ma così forti che quasi gliele strappò.
“Ma poi tua sorella non è che ci sgrida?” chiese Insal.
“Non dire le parole “mia sorella”, in questi momenti mia sorella diventa la nostra maestra, ok?” sussurrò arrabbiata jsgkajsf fisgjjhmstihve a ih jkar ihm tif, ehm, volevo dire Chass.
Insal stava per iniziare un’altra frase, quando Chass la fermò “… E l’insegnante non ci sgriderà”
Intanto Delfina, Angelica, Leoncina e Lia discutevano “……Non puoi non farci distruggere le case solo perché a un certo punto ti “conficchi” al posto di mastra Stella.” la rimproverò Angi.
“Affari miei, me la vedrò con mastra Stella, se la chiamate “mastra” allora la chiamo anch’io così, ma di certo dopo aver “lottato” per un minuto con mastra Stella, vincerò io, noi avremo la possibilità di studiare non costruendo case, ma sbuf, sbof, sbaf, sbif, sbef, come fanno gli alunni del così detto “mondo” o “terra” che non ha ancora capito che su Saturno ci sono ancora più abitanti rispetto al mondo” disse Lia, che fece entrare le amiche in un altro discorso.
“Ho visto sulla cartina saturnana …”cominciò s klsjoaed gkjwrgkietnaktm lguaeiyn jeroi kdftheoit, ehm, scusate forse ho dei problemi sul computer.
“Si dice “saturnanea”” la rimproverò.
La mastra Stella, intanto, si era confusa le idee: “basta! Riavrò il mio mal di testa, se no…”
“Non fa niente” disse Chass, “fate tutto quello che volete, ma non fate quello che non vi chiede di fare o la mastra Stella o io.” bgrftmhujtjv ehm scusate. Ari-ho dei problemi sul computer.
La sorella Stella disse a Chass: “Ma che dovevo fare io?”
“Smettila” disse Chass, “andiamocene alla ‘nostra nuova casa’”.
Così detto, ci andarono, insieme a Insal.
Intanto Lia, rinchiusa in casa sua insieme a Leoncina, cercava di escogitare un piano per distruggere Chass e sua sorella. E pure Insal.
Leoncina che continuava: “Lia, ora basta, dobbiamo cenare!”
“Se vuoi mangia solo tu” le sussurrò Lia
“Ok” e cominciò a mangiare
Il giorno dopo ecco che arriva Insal che, un po’ addormentata, dà una notizia a Chass. “Stanno escogitando un pianoooo”
“ E che cosa stanno progettando” le chiese subito temibilmente felice Chass, senza una risposta perché Insal cominciava a dormire.
Lia, che era già giunta a scuola, aveva ben in mente il suo piano.
Intanto stava arrivando la mastra Stella, mezza addormentata pure lei.
“Prendete immediatamente il mattone numero 3”
“No!” rispose Lia.
“Perché no?” chiese mastra Stella.
“E me lo chiedi? Perché non ho voglia, ovvio no?”
“Che significa, non ho voglia? Se è per questo, io non verrei a fare la mastra ”
“Allora, se ne vada!”
“Che stai insinuando?” chiese mastra Stella.
“Ma, se non sai neanche cosa significa la parola insinuare!”
“Ti sbaaaagli. Forza su, Lia, smettila. Metti in atto il tuo piano” disse mastra Stella.
“Mi sta mettendo alla prova? E io non ho nessun piano in mente”
“ppppìccola mocciosetta” cominciò Chass, “Insal mi ha detto tutto”
“Di cosa?” chiese preoccupata Insal.
“Cosa di cosa?” disse Chass.
“Coosa cosa di cosa?” chiese Insal ancora più preoccupata.
“Non ricominciamo” disse Chass
“A fare cosa” richiese Insal.
Squillò un telefono.
“Vabbe’ rispondo io” disse Insal.
“Non ci provare neanche” disse una voce.
Comunque rispose la mastra Stella.
“Prrrronto? Chi seeeeeiiii?”
Dalla cornetta si sentì una voce cento volte più seria di quella della mastra Stella: “Bonjour, comment ça va? Je suis le président des gommes américaines ”
Alla mastra Stella venne un colpo.
Era una telefonata importante. Il presidente delle gomme americane, chissà cosa voleva da lei; era come il sindaco, più di un sindaco.
Mastra Stella tutta emozionata: “Sìììììì” gli chiese “Dica?”
“J’ai savu que vous faites tout ce que vuet votre soeur. Et puis, vous faites construir seulment des maisons, Toujours des maisons! C’est incroyable. Je vous dis seulment que vous etes simplement exonerée ensemble avec Chass et Insal !”
“Come lice-lice-nziata” mastra Stella cominciò a piangere come una fontana.
“Come licenziata” pianse Chass.
“Licenziata di cosa?” chiese preoccupata Insal.
“Cosa di cosa?” disse Chass.
“Coosa cosa di cosa?” chiese Insal ancora più preoccupata.
In un batter d’occhio furono portate a Bulderia, una città dove c’erano tutti i licenziati.
A quel punto da lontano lontano lontano lontano si sentì una risata fortissima.
Era Lia.
Aveva fatto finta di essere il presidente delle gomme americane e aveva fatto a mastra Stella, Chass e Insal quello scherzo temibile.
Così imparavano a trattarla male.

THE END?
Ma sì, mettiamo
THE END

I DISTASTRI DI LIA

Lia, è giunto il momento di andare a scuola!
Lia, la Giamburrasca più dolce che ci sia, si è pitturata i lunghi capelli di verde, proprio la vigilia del primo giorno di prima elementare.
Poi si è messa un cartello in faccia:
I DON’T
SCHOOL!

Lia se l’era fatto scrivere a forza da suo padre.
Tutti vivevano in un appartamento, ma doveva ancora nascere la sorellina di Lia, che Lia con la sua fantasia (che è la fantasia più dolce che ci sia) voleva chiamare Ia, che era il nome di un’imperatrice di Ossville, la città dove vivevano.
Ia era sì un bel nome, ma con la sorella che si chiama Lia tutti avrebbero detto ‘Che fantasia, i genitori!’
Comunque tra un mese sarebbe nata.
Così il giorno dopo sono andati (Lia e il padre Eupremio) a una delle tipiche scuole di Ossville: dovevano studiare tutto ma al posto dei compiti dovevano costruire case.
La mamma Eustorgia e il papà Eupremio (come la legge voleva ) dovevano stare con i figli soltanto durante le vacanze.
Così si avviarono verso la scuola; in verità questo doveva essere il secondo giorno in cui Lia andava a scuola, ma l’altro giorno non ci era voluta andare.
“Angelicaaaaaaaaaaa!!!!!” urlò Lia.
Angelica, la sua amica del cuore, andava alla stessa scuola dove andava Lia.
Angelica era impegnata a parlare con Delfina, un’altra compagna di classe.
Chass era un’altra bambina dai capelli rossi; poi c’era Insal, una bambina dai capelli neri e poi una bambina dai capelli marroni di nome Leoncina.
“Lia, ti faccio conoscere Leoncina e Delfina” disse Angi.
Leoncina era molto simpatica a Lia.
“Non essere amica di quelle due!” incominciò Delfina.
“Sua sorella è la maestra Stella” disse indicando un’altra ragazza “e la sorella ha promesso a Chass, quella bambina dai capelli rossi, che metterà bei voti soltanto a lei”.
“Che sono i voti?” chiese allora Lia.
“Lasciamo perdere” dissero in coro.
“Devi solo sapere che con quella bambina con i capelli rossi non ci devi proprio parlare. E neanche con Insal devi parlare, perché è una sua amica. Insal crede che, se è sua amica, la maestra Stella le mette i voti buoni!”
Chass strillò: “Io sono Chass!! Lei è Insal” disse dandole la mano, come per dire ‘piacere’. Incominciarono subito la lezione.
“Allora prendete il mattone numero 3” disse la maestra, che insegnava a costruire case.
“Adesso, quello 4”.
La maestra di colpo si sentì un po’ male e Lia si mise al posto della maestra e cominciò a fare lei lezione, vedendo i progetti dell’insegnante.
Costruirono ben tre case, bellissime e pronte per essere abitate; le costruirono in un’oretta.
Peccato che dopo le dovevano distruggere; ma la maestra Lia non glielo permise e quindi quelle tre case rimasero nel giardino della scuola.
“Allora, bambine” disse Lia. “Chass e Insal staranno ad abitare nella casa numero 1; io e Leoncina abiteremo nella casa numero 2; Angi e Delfina nella casa numero 3. Soddisfatte?” chiese.
Nessuno rispose.
Quando la maestra tornò, Lia stava pescando insieme alle altre per pranzare con un po’ di pesce alla griglia, ma subito quando la vide, Chass corse incontro alla sorella, sussurrandole: “Questa qui sta rovinando tutto il tuo lavoro. Fermala subito!”
“Ai suoi ordini!” disse subito la sorella.
‘Bene’ pensò perfidamente Chass.
“Insal vieni qui! Distruggiamo le case di Angelica e di quelle oche delle sue amiche, presto Lia se ne pentirà.” disse Chass.
“Di cosa?” chiese un po’ rimbambita Insal.
“Cosa di cosa?” disse Chass.
“Coosa cosa di cosa?” chiese Insal ancora più rimbambita.
“Se ne pentirà di aver costruito quelle case, Insalatona” disse facendole due buffetti alle guance, ma così forti che quasi gliele strappò.
“Ma poi tua sorella non è che ci sgrida?” chiese Insal.
“Non dire le parole “mia sorella”, in questi momenti mia sorella diventa la nostra maestra, ok?” sussurrò arrabbiata jsgkajsf fisgj gkhdjg ajhmstihve a ih jkar ihm tif, ehm, volevo dire Chass.
Insal stava per iniziare un’altra frase, quando Chass la fermò “… E l’insegnante non ci sgriderà”
Intanto Delfina, Angelica, Leoncina e Lia discutevano “……Non puoi non farci distruggere le case solo perché a un certo punto ti “conficchi” al posto di mastra Stella.” la rimproverò Angi.
“Affari miei, me la vedrò con mastra Stella, se la chiamate “mastra” allora la chiamo anch’io così, ma di certo dopo aver “lottato” per un minuto con mastra Stella, vincerò io, noi avremo la possibilità di studiare non costruendo case, ma sbuf, sbof, sbaf, sbif, sbef, come fanno gli alunni del così detto “mondo” o “terra” che non ha ancora capito che su Saturno ci sono ancora più abitanti rispetto al mondo” disse Lia, che fece entrare le amiche in un altro discorso.
“Ho visto sulla cartina saturnana …”cominciò s klsjoaed gkjwrgkietnaktm lguaeiyn jeroi kdftheoit, ehm, scusate forse ho dei problemi sul computer.
“Si dice “saturnanea”” la rimproverò.
La mastra Stella, intanto, si era confusa le idee: “basta! Riavrò il mio mal di testa, se no…”
“Non fa niente” disse Chass, “fate tutto quello che volete, ma non fate quello che non vi chiede di fare o la mastra Stella o io.” bgrftmhujtjv ehm scusate. Ari-ho dei problemi sul computer.
La sorella Stella disse a Chass: “Ma che dovevo fare io?”
“Smettila” disse Chass, “andiamocene alla ‘nostra nuova casa’”.
Così detto, ci andarono, insieme a Insal.
Intanto Lia, rinchiusa in casa sua insieme a Leoncina, cercava di escogitare un piano per distruggere Chass e sua sorella. E pure Insal.
Leoncina che continuava: “Lia, ora basta, dobbiamo cenare!”
“Se vuoi mangia solo tu” le sussurrò Lia
“Ok” e cominciò a mangiare
Il giorno dopo ecco che arriva Insal che, un po’ addormentata, dà una notizia a Chass. “Stanno escogitando un pianoooo”
“ E che cosa stanno progettando” le chiese subito temibilmente felice Chass, senza una risposta perché Insal cominciava a dormire.
Lia, che era già giunta a scuola, aveva ben in mente il suo piano.
Intanto stava arrivando la mastra Stella, mezza addormentata pure lei.
“Prendete immediatamente il mattone numero 3”
“No!” rispose Lia.
“Perché no?” chiese mastra Stella.
“E me lo chiedi? Perché non ho voglia, ovvio no?”
“Che significa, non ho voglia? Se è per questo, io non verrei a fare la mastra ”
“Allora, se ne vada!”
“Che stai insinuando?” chiese mastra Stella.
“Ma, se non sai neanche cosa significa la parola insinuare!”
“Ti sbaaaagli. Forza su, Lia, smettila. Metti in atto il tuo piano” disse mastra Stella.
“Mi sta mettendo alla prova? E io non ho nessun piano in mente”
“ppppìccola mocciosetta” cominciò Chass, “Insal mi ha detto tutto”
“Di cosa?” chiese preoccupata Insal.
“Cosa di cosa?” disse Chass.
“Coosa cosa di cosa?” chiese Insal ancora più preoccupata.
“Non ricominciamo” disse Chass
“A fare cosa” richiese Insal.
Squillò un telefono.
“Vabbe’ rispondo io” disse Insal.
“Non ci provare neanche” disse una voce.
Comunque rispose la mastra Stella.
“Prrrronto? Chi seeeeeiiii?”
Dalla cornetta si sentì una voce cento volte più seria di quella della mastra Stella: “Bonjour, comment ça va? Je suis le président des gommes américaines ”
Alla mastra Stella venne un colpo.
Era una telefonata importante. Il presidente delle gomme americane, chissà cosa voleva da lei; era come il sindaco, più di un sindaco.
Mastra Stella tutta emozionata: “Sìììììì” gli chiese “Dica?”
“J’ai savu que vous faites tout ce que vuet votre soeur. Et puis, vous faites construir seulment des maisons, Toujours des maisons! C’est incroyable. Je vous dis seulment que vous etes simplement exonerée ensemble avec Chass et Insal !”
“Come lice-lice-nziata” mastra Stella cominciò a piangere come una fontana.
“Come licenziata” pianse Chass.
“Licenziata di cosa?” chiese preoccupata Insal.
“Cosa di cosa?” disse Chass.
“Coosa cosa di cosa?” chiese Insal ancora più preoccupata.
In un batter d’occhio furono portate a Bulderia, una città dove c’erano tutti i licenziati.
A quel punto da lontano lontano lontano lontano si sentì una risata fortissima.
Era Lia.
Aveva fatto finta di essere il presidente delle gomme americane e aveva fatto a mastra Stella, Chass e Insal quello scherzo temibile.
Così imparavano a trattarla male.

THE END?
Ma sì, mettiamo
THE END

giovedì 24 gennaio 2008

SEI SORELLE

“Ho sei figlie: Zara, Mara, Sara, Lara, Chiara e Clara.
Zara ha 13 anni, Mara 12, Sara 11, Lara 10, Chiara 9 e Clara 8.”
Il preside disse: “Che fantasia…”
“Ehi come faceva a sapere il nostro cognome? Non glielo avevo ancora detto” disse il papà.
“Allora … che cosa reale!”
“ Ehi ma come faceva a sapere il cognome di mia moglie!”
“Scusi?”
“Sì io mi chiamo Maryo Fantasia e mia moglie Claudya Reale. E ci siamo trasferiti in questa città in questi giorni e volevamo iscrivere le ragazze in questa scuola”
“Ok” rispose il preside. “Allora Aara in terza media, Nara in seconda media, Tara in prima media … Yara in quarta elementare e Dara in terza elementare”
“Beh niente male; ha sbagliato tutti i nomi e si è dimenticato di Lara, comunque…”
Il giorno dopo, Zara si presentò davanti a tutta la classe e poi si sedette al suo posto.
Zara credeva di essere molto preparata e ripensò: ‘Mi raccomando Zara, ricordati che 6 al quadrato fa 66’.
La terribile professoressa Marinetti la chiamò subito alla cattedra e la interrogò.
“Come vai in musica, Zara?”
“Io non facevo musica nella scuola da dove vengo”
“Iiiiiiihhhh” disse l’insegnante.
Xio, la più brava a scuola, disse: “Ma come fai a non fare musica. E’ la materia più divertente. My favourite subject is music!”
La sua amica Randis, per gli amici Raxdis e per i nemici Rexdis (e nessuno sa perché), intervenne: “Ank mi preferit mater are music”
“Diavolo Rexdis, hai azzeccato una parola!” scherzò il suo nemico Excel.
In quel momento intervenne l’insegnante: “Sileeeenzioooo!!!” urlò.
E nessuno fece silenzio.
Per fortuna squillò la campanella e tutti tornarono a casa.
Nella stessa giornata Mara non fece conoscenza con nessuno, perché era andata da un dottore inciampando su una buccia di banana.
Sara invece era quasi diventata la cocca della professoressa; trovò una sua amica che stava alla scuola di prima e l’amica, di nome Quiffinl, le aveva detto: “La professoressa è sempre più gentile con i nuovi arrivati, ma solo se sono biondi e con le lentiggini, proprio come te, perché anche la maestra è così. L’ho trovato scritto sul suo registro vecchio. L’insegnante disse: “Sono la professoressa Marinelli; piacere Sara, presentaci la tua famiglia”.
Quella lo fece; e la maestra sopportò a lungo quello che diceva.
“Quindi… le tue sorelle… sarebbero come te… cioè quasi col tuo stesso nome”
“Certo, maestra…”
“Ehm, scusa?” disse la professoressa, nel momento in cui Sara andava a sedersi.
“Che ho detto di sbagliato?” chiese educatamente Sara.
“Ehm, niente, lascia stare” e l’insegnante pensò ‘questa è ancora rimasta a maestra…’.
Intanto Lara si scatenava e, in piedi sulla cattedra faceva finta di fare la maestra: “Oggi la maestra non c’è; ci sono io e dovete rispettare tutti me” .
Ma in quel momento entrò la maestra. “Ah bene, abbiamo una nuova arrivata, purtroppo” disse.
“Perché purtroppo?” chiese mormorando Lara, mentre stava prendendo il registro della maestra per fare l’appello.
“Siediti al tuo posto. Come ti chiami, che ti metto la nota?”
Furba Lara disse: “Nessuno”
Così quando Lara, dopo l’intervallo mise dentro il registro della maestra una rana (un classico…), la maestra urlò: “Nessuno in direzione”.
E ovviamente Lara non s’alzò.
“Ho detto: Nessuno in direzioooooooneee!”
Un bambino che era arrivato tardi a scuola, dopo l’intervallo, perché doveva fare il vaccino, chiese: “Che bisogno c’è di dire Nessuno in direzione, tanto non ci entra nessuno in direzione!”
La maestra finalmente capì lo scherzo, ma proprio in quel momento driiinnnnn. Tutti a casa.
Chiara pianse per ore e ore, perché non c’era nessuna delle sue amichette; Clara ebbe il mal di pancia e incontrò Mara in ospedale.
Quando tutte le sei sorelle furono a casa, la mamma disse: “Diciamo che l’unica a cui è andata bene è Sara”.
“Tre giorni in vacanza!” urlò felice Mara e appresso tutte le altre.
In effetti oggi andavano in vacanza per tre giorni, con il camper del padre.
Laremismode nella aimismide, larehinponilaicrè! Aiwazzionwmi(Hisakkersojerr) oh, yeahx…
Questa era la canzone della famiglia Fantasia, che tutti cantavano urlando appena il camper si metteva in moto.
“Bene” disse la mamma, “questa gita deve essere realissima. Che fantasia cucinare delle polpette alla marikodo (che sono degli spinaci da cui esce un pizzico di vaniglia bollente)”
“Davvero ci farai questo?” chiese Clara.
“Io non la so cucinare” disse la mamma, “la devi cucinare che tu hai fantasia” disse poi al papà.
“Io sto guidando” disse il papà.
“Tocca a te” disse Clara a Zara.
“Io te li devo fare per te?” disse Zara a Clara. “Te lo puoi solo scordare” e così dissero anche tutte le altre sorelle.
Così niente polpette…
Arrivati dove dovevano arrivare, scesero.
Deserto…
Si trovavano nel deserto del Sahara.
“Questo è il mio deserto” disse Sara.
“Battutona…” disse Mara, senza alcuna intonazione nel dirlo.
Lì non c’erano abitazioni.
Zara la permalosa si offese. “Papà ma siamo capitati in un deserto deserto senza abitazioni”
“E allora?” disse il papà. “Usa la fantasia!”
La mamma si arrabbiò e nessuno dei due calmò le loro figlie che tutte insieme scoppiarono in un litigio terripilante (cioè un po’ terrificante e un po’ orripilante; così lo chiamò Chiara).
Con i mille panini-calamita del frigo del camper si fecero delle mini-capanne.
“Fantastico” disse Clara, “non posso parlare con nessuno”, mentre invece lei di solito stava in camera con Lara e Mara, quelle con i capelli castani e gli occhi uguali ai capelli, perché le altre tre stavano nella stessa camera e avevano tutte e tre le lentiggini, gli occhi azzurri e i capelli biondi.
Lara entrò un secondo dentro la capannuccia di Clara. “Posso stare con te?” chiede triste. “Abbiamo perso di vista il camper e non possiamo rifugiarci lì dentro e alla mia capanna mancano tre panini”.
“Fantastico” disse tristissima Clara.
Nello stesso tempo, ecco che Chiara si rifugiò dentro la capanna di Sara per chiederle se i compiti che avevano fatto erano perduti. Quella rispose di sì e si affrettò a buttare fuori sua sorella, perché voleva starsene un po’ da sola, ma poi ci ripensò perché Chiara si addormentò.
Zara andò a vedere perché in una capannuccia non c’era sua sorella Chiara, ma nell’altra era sicuro che non c’era nessuno perché ci mancavano tre panini. Scoppiò una tempesta di sabbia e Zara non riuscì a vedere la sua capanna e si trasferì in quella di Mara.
“Non ci capisco più niend” disse il papà che si mangiava le parole quando aveva paura.
Poi aprì gli occhi e capì di aver sognato, perché le sue figlie
1. si chiamavano Reale di cognome
2. sua moglie si metteva Fantasia di cognome
3. le bimbe… Zara aveva 6 anni, Mara 5, Sara 4, Lara 3, Chiara 2 e Clara 1
4. il giorno dopo Zara sarebbe andata in prima elementare e il papà era un po’ dispiaciuto perché si era già fatta grande…
5. THE END