sabato 8 marzo 2008

I DISTASTRI DI LIA

Lia, è giunto il momento di andare a scuola!
Lia, la Giamburrasca più dolce che ci sia, si è pitturata i lunghi capelli di verde, proprio la vigilia del primo giorno di prima elementare.
Poi si è messa un cartello in faccia:
I DON’T
SCHOOL!

Lia se l’era fatto scrivere a forza da suo padre.
Tutti vivevano in un appartamento, ma doveva ancora nascere la sorellina di Lia, che Lia con la sua fantasia (che è la fantasia più dolce che ci sia) voleva chiamare Ia, che era il nome di un’imperatrice di Ossville, la città dove vivevano.
Ia era sì un bel nome, ma con la sorella che si chiama Lia tutti avrebbero detto ‘Che fantasia, i genitori!’
Comunque tra un mese sarebbe nata.
Così il giorno dopo sono andati (Lia e il padre Eupremio) a una delle tipiche scuole di Ossville: dovevano studiare tutto ma al posto dei compiti dovevano costruire case.
La mamma Eustorgia e il papà Eupremio (come la legge voleva ) dovevano stare con i figli soltanto durante le vacanze.
Così si avviarono verso la scuola; in verità questo doveva essere il secondo giorno in cui Lia andava a scuola, ma l’altro giorno non ci era voluta andare.
“Angelicaaaaaaaaaaa!!!!!” urlò Lia.
Angelica, la sua amica del cuore, andava alla stessa scuola dove andava Lia.
Angelica era impegnata a parlare con Delfina, un’altra compagna di classe.
Chass era un’altra bambina dai capelli rossi; poi c’era Insal, una bambina dai capelli neri e poi una bambina dai capelli marroni di nome Leoncina.
“Lia, ti faccio conoscere Leoncina e Delfina” disse Angi.
Leoncina era molto simpatica a Lia.
“Non essere amica di quelle due!” incominciò Delfina.
“Sua sorella è la maestra Stella” disse indicando un’altra ragazza “e la sorella ha promesso a Chass, quella bambina dai capelli rossi, che metterà bei voti soltanto a lei”.
“Che sono i voti?” chiese allora Lia.
“Lasciamo perdere” dissero in coro.
“Devi solo sapere che con quella bambina con i capelli rossi non ci devi proprio parlare. E neanche con Insal devi parlare, perché è una sua amica. Insal crede che, se è sua amica, la maestra Stella le mette i voti buoni!”
Chass strillò: “Io sono Chass!! Lei è Insal” disse dandole la mano, come per dire ‘piacere’. Incominciarono subito la lezione.
“Allora prendete il mattone numero 3” disse la maestra, che insegnava a costruire case.
“Adesso, quello 4”.
La maestra di colpo si sentì un po’ male e Lia si mise al posto della maestra e cominciò a fare lei lezione, vedendo i progetti dell’insegnante.
Costruirono ben tre case, bellissime e pronte per essere abitate; le costruirono in un’oretta.
Peccato che dopo le dovevano distruggere; ma la maestra Lia non glielo permise e quindi quelle tre case rimasero nel giardino della scuola.
“Allora, bambine” disse Lia. “Chass e Insal staranno ad abitare nella casa numero 1; io e Leoncina abiteremo nella casa numero 2; Angi e Delfina nella casa numero 3. Soddisfatte?” chiese.
Nessuno rispose.
Quando la maestra tornò, Lia stava pescando insieme alle altre per pranzare con un po’ di pesce alla griglia, ma subito quando la vide, Chass corse incontro alla sorella, sussurrandole: “Questa qui sta rovinando tutto il tuo lavoro. Fermala subito!”
“Ai suoi ordini!” disse subito la sorella.
‘Bene’ pensò perfidamente Chass.
“Insal vieni qui! Distruggiamo le case di Angelica e di quelle oche delle sue amiche, presto Lia se ne pentirà.” disse Chass.
“Di cosa?” chiese un po’ rimbambita Insal.
“Cosa di cosa?” disse Chass.
“Coosa cosa di cosa?” chiese Insal ancora più rimbambita.
“Se ne pentirà di aver costruito quelle case, Insalatona” disse facendole due buffetti alle guance, ma così forti che quasi gliele strappò.
“Ma poi tua sorella non è che ci sgrida?” chiese Insal.
“Non dire le parole “mia sorella”, in questi momenti mia sorella diventa la nostra maestra, ok?” sussurrò arrabbiata jsgkajsf fisgjjhmstihve a ih jkar ihm tif, ehm, volevo dire Chass.
Insal stava per iniziare un’altra frase, quando Chass la fermò “… E l’insegnante non ci sgriderà”
Intanto Delfina, Angelica, Leoncina e Lia discutevano “……Non puoi non farci distruggere le case solo perché a un certo punto ti “conficchi” al posto di mastra Stella.” la rimproverò Angi.
“Affari miei, me la vedrò con mastra Stella, se la chiamate “mastra” allora la chiamo anch’io così, ma di certo dopo aver “lottato” per un minuto con mastra Stella, vincerò io, noi avremo la possibilità di studiare non costruendo case, ma sbuf, sbof, sbaf, sbif, sbef, come fanno gli alunni del così detto “mondo” o “terra” che non ha ancora capito che su Saturno ci sono ancora più abitanti rispetto al mondo” disse Lia, che fece entrare le amiche in un altro discorso.
“Ho visto sulla cartina saturnana …”cominciò s klsjoaed gkjwrgkietnaktm lguaeiyn jeroi kdftheoit, ehm, scusate forse ho dei problemi sul computer.
“Si dice “saturnanea”” la rimproverò.
La mastra Stella, intanto, si era confusa le idee: “basta! Riavrò il mio mal di testa, se no…”
“Non fa niente” disse Chass, “fate tutto quello che volete, ma non fate quello che non vi chiede di fare o la mastra Stella o io.” bgrftmhujtjv ehm scusate. Ari-ho dei problemi sul computer.
La sorella Stella disse a Chass: “Ma che dovevo fare io?”
“Smettila” disse Chass, “andiamocene alla ‘nostra nuova casa’”.
Così detto, ci andarono, insieme a Insal.
Intanto Lia, rinchiusa in casa sua insieme a Leoncina, cercava di escogitare un piano per distruggere Chass e sua sorella. E pure Insal.
Leoncina che continuava: “Lia, ora basta, dobbiamo cenare!”
“Se vuoi mangia solo tu” le sussurrò Lia
“Ok” e cominciò a mangiare
Il giorno dopo ecco che arriva Insal che, un po’ addormentata, dà una notizia a Chass. “Stanno escogitando un pianoooo”
“ E che cosa stanno progettando” le chiese subito temibilmente felice Chass, senza una risposta perché Insal cominciava a dormire.
Lia, che era già giunta a scuola, aveva ben in mente il suo piano.
Intanto stava arrivando la mastra Stella, mezza addormentata pure lei.
“Prendete immediatamente il mattone numero 3”
“No!” rispose Lia.
“Perché no?” chiese mastra Stella.
“E me lo chiedi? Perché non ho voglia, ovvio no?”
“Che significa, non ho voglia? Se è per questo, io non verrei a fare la mastra ”
“Allora, se ne vada!”
“Che stai insinuando?” chiese mastra Stella.
“Ma, se non sai neanche cosa significa la parola insinuare!”
“Ti sbaaaagli. Forza su, Lia, smettila. Metti in atto il tuo piano” disse mastra Stella.
“Mi sta mettendo alla prova? E io non ho nessun piano in mente”
“ppppìccola mocciosetta” cominciò Chass, “Insal mi ha detto tutto”
“Di cosa?” chiese preoccupata Insal.
“Cosa di cosa?” disse Chass.
“Coosa cosa di cosa?” chiese Insal ancora più preoccupata.
“Non ricominciamo” disse Chass
“A fare cosa” richiese Insal.
Squillò un telefono.
“Vabbe’ rispondo io” disse Insal.
“Non ci provare neanche” disse una voce.
Comunque rispose la mastra Stella.
“Prrrronto? Chi seeeeeiiii?”
Dalla cornetta si sentì una voce cento volte più seria di quella della mastra Stella: “Bonjour, comment ça va? Je suis le président des gommes américaines ”
Alla mastra Stella venne un colpo.
Era una telefonata importante. Il presidente delle gomme americane, chissà cosa voleva da lei; era come il sindaco, più di un sindaco.
Mastra Stella tutta emozionata: “Sìììììì” gli chiese “Dica?”
“J’ai savu que vous faites tout ce que vuet votre soeur. Et puis, vous faites construir seulment des maisons, Toujours des maisons! C’est incroyable. Je vous dis seulment que vous etes simplement exonerée ensemble avec Chass et Insal !”
“Come lice-lice-nziata” mastra Stella cominciò a piangere come una fontana.
“Come licenziata” pianse Chass.
“Licenziata di cosa?” chiese preoccupata Insal.
“Cosa di cosa?” disse Chass.
“Coosa cosa di cosa?” chiese Insal ancora più preoccupata.
In un batter d’occhio furono portate a Bulderia, una città dove c’erano tutti i licenziati.
A quel punto da lontano lontano lontano lontano si sentì una risata fortissima.
Era Lia.
Aveva fatto finta di essere il presidente delle gomme americane e aveva fatto a mastra Stella, Chass e Insal quello scherzo temibile.
Così imparavano a trattarla male.

THE END?
Ma sì, mettiamo
THE END

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